Intervista al Comandante Gino Battaglia
Parte con questo articolo uno speciale appuntamento mensile dedicato ai Comandanti delle navi da diporto. Un format editoriale che Superyachts.News ha deciso di realizzare con l’importante supporto di ItalianYachtMasters per promuovere la cultura nautica che nei Comandanti trova, senza alcun dubbio, la sua massima espressione.
Ed è proprio in questa cultura, e nei valori etici che essa stessa rappresenta, che trae le sue origini ItalianYachtMasters, il partner che ci accompagnerà in questo percorso editoriale e che rappresenta, difende e promuove la competenza e la professionalità dei Comandanti Italiani nel mondo.
Una collana di articoli mensili, dedicati al mondo del comando, che non poteva che partire con un’intervista al Presidente dell’Associazione stessa, il Comandante Gino Battaglia.
Comandante Battaglia come ha iniziato questo mestiere? Ci faccia una breve sintesi del suo lungo curriculum.
Ho iniziato nel 1979 come marinaio, quando gli yacht erano davvero pochi. Nel 1982 mi sono imbarcato come motoscafista sul Nabila, un Benetti di 86 metri di proprietà di Adnan Khashoggi, una persona davvero di tutto rispetto. Sono rimasto imbarcato per 5 anni girando il mondo intero finchè la barca è stata venduta a Donald Trump. É stato allora che ho avuto il primo comando e ad oggi, dopo quasi 43 anni, sono ancora attivo sul “Plan B“ di 74 metri.
Posso dire di essere tra i Comandanti italiani di yacht più esperti. Ho al mio attivo: 3.000 giorni di charter con billionaire di tutto il mondo, 31 traversate atlantiche, comando su barche prestigiose come Codecasa, Feadship, Amels, Oceanco, Lurssen, Nobiskrug.
Nel 2003 ho vinto un premio come migliore Capitano di Charter al Mondo per la Fraser Yachts, nel 2007 altro premio di Eccellenza Mondiale per la mia professione, sponsorizzato dalla casa di orologi svizzera Blancpain e da Fraser Yachts sulla base dei report ricevuti da clienti dei charter. Ho seguito la costruzione di due nuove navi da diporto in Olanda e in Germania. Parlo inglese, francese, spagnolo, italiano.
Come è nata ItalianYachtMasters e quanto è importante un’Associazione di categoria per i Comandanti italiani oggi?
Nel 2012 ho avuto l’idea di creare un’Associazione di Comandanti Italiani di yacht per riunire esperienze e professionalità, allo scopo di migliorare la credibilità degli equipaggi italiani nei confronti di una marineria mondiale, dominata storicamente dagli anglosassoni. Ad oggi i Comandanti iscritti, accuratamente selezionati e presentati da almeno tre soci, sono oltre 70, con patente a partire da 3.000 GT, mentre i primi ufficiali sono 10, con patente da 500 GT.
Riteniamo fondamentale il lavoro dell’Associazione nel valorizzare le prerogative speciali che i Comandanti Italiani hanno rispetto agli stranieri e che li collocano ai primi posti al mondo: l’organizzazione dei charter, il rapporto sia con il cliente sia con l’armatore, il calore latino che caratterizza l’ospitalità, la conoscenza della gastronomia e dell’enologia e la gestione degli equipaggi meritano di essere comunicati come eccellenza del “Made in Italy”. L’Associazione è gestita da un Direttivo che io presiedo che si riunisce periodicamente per prendere le decisioni del caso, la delibera delle attività e per un continuo confronto sul nostro mondo e sul mercato dei superyacht.
Quali sono gli obiettivi che l’Associazione si prefigge e quali sono le attività che l‘Associazione svolge per i Comandanti associati?
L’Associazione si occupa anche di formazione e di aggiornamento sulle normative vigenti, di perfezionamento dell’inglese come lingua chiave del nostro mestiere, di revisioni e upgrade, per esempio, dei titoli richiesti per imbarchi su megayacht che superano anche le 5.000 GT con categoria Passenger Yacht Code, anche in collaborazione con Confindustria e con il nostro avvocato marittimista dott. Loffreda. Più di 20 gli sponsor che ci supportano economicamente con fondi per le iniziative dei Captain Day e per gli eventi di promozione, senza contare le donazioni a enti e a persone bisognose del nostro aiuto. Inoltre, l’associato è coperto da una polizza fino a 3.000€ per spese legali.
I Comandanti oggi sono più sensibili alle tematiche sul rispetto dell’ambiente: l’Associazione, infatti, sta facendo una grande opera di divulgazione della cultura green, delle normative e delle problematiche inerenti la sostenibilità ambientale, per evitare comportamenti scorretti, spiacevoli verbali e fermi amministrativi.
Una carriera a bordo delle grandi imbarcazioni, quanto può essere interessante per i giovani che amano il mare e si affacciano a questa professione?
L’Associazione è punto di riferimento nella formazione di eccellenza dei primi ufficiali, ma non solo: é nata ultimamente l’idea di imbarcare cadetti, neodiplomati degli Istituti Nautici, creando così una sorta di Accademia IYM per esaudire le richieste dei giovani che vorrebbero avvicinarsi a questo mestiere ma che, per problematiche governative, non riescono a lavorare. L’Associazione si prefigge di operare a beneficio non solo degli associati esperti, ma soprattutto dei giovani: mio figlio Manuel, 33 anni, è già comandante di un 45 metri così come il figlio del vicepresidente Maurizio Capitani, Andrea, che si dedica alla stessa professione.
Lo yachting offre alle nuove leve carriere di successo con una buona retribuzione, ma è necessario che l’indotto della nautica rimanga in Italia e questo può accadere soltanto se al comando operano Capitani italiani che veicolano sui nostri cantieri i lavori di manutenzione e refitting.
Parliamo ora del suo ruolo di comandante, il punto di vista di Gino Battaglia…
Gli yacht diventano sempre più grandi e costosi da acquistare e mantenere e gli armatori vogliono godersi la barca senza essere annoiati da eventuali difficoltà. Il ruolo del Comandante è anche quello di risolvere le problematiche di normative, regolamentazioni e limitazioni imposte per le dimensioni delle barche.
Il Comandante deve quindi esaudire le richieste degli ospiti e dell’armatore rispettando le regole e organizzando il soggiorno nel miglior modo possibile, occupandosi di tutta la logistica. Barche grandi come quella che comando io al momento hanno il “purser”, che si dedica appunto all’organizzazione degli ospiti per i movimenti a terra.
Ciò non toglie che la presenza del Comandante italiano, disponibile e attento ai dettagli, venga vista dall’armatore e dai charteristi come un segno di grande rispetto: e questo fa la differenza nei confronti degli equipaggi stranieri.