Darwin 115 assaggia le acque del Medio Adriatico e sarà consegnato presto da Cantiere delle Marche al suo armatore, un appassionato di pesca, ecco come sono andate le prove generali a cui ha assistito il noto designer Sergio Cutolo
«È una sorta di evergreen il nome Darwin, che non invecchia mai e resta sempre di attualità» Sergio Cutolo, designer navigatissimo quanto a progettazione di superyacht, è appena sbarcato dopo la prova del Darwin 115, ed è senz’altro il testimone giusto per raccontare cosa significa per la nautica italiana il recente varo imposto a questo nuovissimo gentleman-explorer da trentacinque metri che allunga una stirpe di barche classiche molto longeve e ancora richieste. Darwin 115, lo dicevamo, ha già mostrato le sue credenziali sul Medio Adriatico per le prove generali e presto, c’è da scommetterlo, inizierà l’esplorazione sui mari del Globo.
Cantiere delle Marche diffonde la notizia della negoziazione finale: il Darwin 115 sarà consegnato verso metà settembre a un armatore «appassionato di fishing» che non a caso «ha voluto chiudere la spiaggietta di poppa come se fosse un pozzetto da pesca», queste in particolare le esigenze di personalizzazione del gusto armatoriale soddisfatte. Ma non è finita e c’è ancora un po’ di tempo per le finiture degli interni: sofisticati, dalla firma di Nauta Design, si lasceranno apprezzare infusi dall’olio essenziale di un legno di quercia sbiancato, molto presente a bordo.
Darwin 115 design di esperienza ultra confermata
Sul design spicca una grande armatoriale in coperta, caratterizzata dai finestroni verticali scolpiti a tutta altezza che offrono una ventilazione e una luminosità notevole. Sullo scafo in acciaio e sulla sovrastruttura in lega «il colore blu carta da zucchero» armonizza tutto in un andamento classico. Ma le forme sono «muscolari» e ancora: il Darwin 115 nella carena tonda «molto morbida per navigare in tutte le condizioni» mostra un’impostazione «che ricorda la barca a vela per certi versi» ma presenta anche delle caratteristiche tipiche della «barca classica commerciale».
Il paradigma esecutivo del progetto include «affidabilità, sicurezza, abitabilità, e un layout razionale». Continua Sergio Cutolo affidando la descrizione del Darwin 115 a una narrativa a tratti quasi accademica: «la 115 è la più grande dei Darwin, il primo “Darwin”, un 86 piedi, venne varato esattamente dieci anni fa, in questi dieci anni Cantiere delle Marche ha fatto un escalation a livello di posizionamento di mercato incredibile». Di più, perché l’ingegneria a volte diventa poesia: «in prova a mare c’è il sogno di vedere il flusso dell’acqua che esce dalla carena comunque ben protetto dalla moratina». E sui dettagli va aggiunta una sala macchine molto grande e comoda, «principio dominante» proprio del Cantiere delle Marche.
Prove generali
«Darwin 115 è una barca con una carena adatta alle condizioni di mare particolarmente dure, il timone ha il calcagnolo, come sulle navi, quindi l’elica è chiusa all’interno di questa gabbia perciò è particolarmente protetta», spiega Cutolo. Nella prova generale a largo di Ancona la barca ha dato prova di evolvere «benissimo», e anche se si lasciava il timone andava dritta; una bella giornata ma con «un minimo di mare, dove la termica aveva alzato un’ondina e poi si è cercato il fondale più profondo».
Darwin 115 è concepito per navigare migliaia di miglia ogni anno, è dotato di uno scafo estremamente robusto, un’autonomia di cinquemila miglia, una capacità di 55400 litri di gasolio. A poppa le due grandi appendici donano direzionalità e stabilità di rotta, e sono due gli stabilizzatori a centro nave. Dettagli: la volata di poppa ha un portello che consente di allungare ulteriormente la spiaggietta.
A bordo del Darwin 115
Quanto alla routine di bordo i momenti conviviali sono riservati sul flybridge riparati da un hard-top davvero consistente. Nel maindeck ecco la cabina armatoriale e la cucina di bordo, il tutto diviso a dovere tramite materiali altamente isolanti per ridurre rumori e vibrazioni.
Nell’upperdeck c’è una palestra munita di strumentazione Technogym al pari di quelle domesticche. Mentre all’esterno dell’upperdeck spicca una gru (portata tre tonnellate) utile a salpare ben due tender da pesca di sei metri e mezzo di lunghezza, dislocati longitudinalmente, ricalcano nuovamente la personalizzazione ‘fishing’ dello yacht voluta dall’armatore.
Otto passeggeri in totale alloggiati sulle quattro camere disponibili e sette membri dell’equipaggio per ulteriori quattro cabine dislocate sottocoperta; il baglio massimo per il Darwin 115 è di 7,70 metri . Nel sundeck non mancano barbecue, lettini, tavolo per dodici persone e bar.
Da notare in plancia, oltre alla cabina del comandante, spiccano spazi ampi e utili alle lunghe navigazioni, un divanetto che serve come cuccetta di emergenze per chi è di guardia, ma anche all’armatore se desidera osservare la navigazione. Inoltre: «i vetri rovesci che consentono un posizionamento del cruscotto molto vicino alla plancia ma ne impediscono l’illuminazione eccessiva causata dal sole rendendo tutta la strumentazione ben visibile, ed questa è una caratteristica tipica delle barche professionali», aggiunge il designer Sergio Cutolo.
«Siamo molto entusiasti che questo armatore esperto abbia deciso di credere in noi per costruire il suo Darwin, e siamo orgogliosi per la fiducia che ha riposto nel nostro team»: Vasco Buonpensiere, co-fondatore di Cantiere delle Marche, commenta il varo del Darwin 115 con una schietta soddisfazione: «abbiamo fatto del nostro meglio per accontentare le aspettative dell’armatore».
L’explorer e la scienza (nautica)
Il coronamento del sacrificio è frutto di anni d’impegno nello sviluppo di tutti gli explorer che hanno costruito la reputazione del cantiere con base ad Ancona. Dal 2010 Cantiere delle Marche, sfidando anche la crisi finanziaria avanzata, ha varato infatti trentadue imbarcazioni e il Darwin contribuisce ancor di più all’arte navale cantieristica marchigiana. L’estrazione del nome di questo superyacht poi la dice lunga e, seppur in astratto, racconta altrettanto la scienza dell’evolvere e la vocazione di chi quella scienza l’ha inventata. Ovvero l’attitudine dell’esploratore, perché anche Charles Darwin comandava un brigantino, l’HMS Beagle della Royal Navy.